La virata in prua

09.11.2013
Che cos'è la libertà ? Quando vediamo una barca scivolare leggera ed agile sull'acqua diciamo "come corre libera", ma intendiamo dire che si adegua perfettamente alla forza del vento, che obbedisce con precisione al potente soffio del cielo che le gonfia le vele. Portatela contro vento e la vedrete esitare e traballare, vedrete tutte le vele sbattere e tutta la struttura agitarsi. Ritornerà libera solamente quando la metterete sottovento e avrete di nuovo ristabilito l'assetto adatto alle forze alle quali deve obbedire ed alle quali non può sfuggire.

La prima volta che mi trovai di fronte al problema di cambiare mure sulla mia barca a vela fui solo che ostacolato dal vento. Ero salito a bordo della mia barca, avevo alzato le vele e lasciando il mio ormeggio ho creduto, nella mia ingenuità, che non avrei avuto difficoltà a raggiungere il largo, visto che c'era una certa brezza.

La mia barca era adagiata sulla spiaggia in fondo ad un ridosso naturale che faceva da porto per una discreta quantità di altre imbarcazioni. Per potermi portare al di fuori di questa naturale insenatura dovevo percorrere circa mezzo miglio stretto tra le altre imbarcazioni all'ormeggio tra i due lati. Quando il vento soffiava da sud, come in quel giorno d'estate, lo faceva proprio sull'asse nord-sud e dovetti quindi bordeggiare per tutto il canale prima di riuscire ad uscire in mare aperto.

Era un procedimento complesso: non appena avevo compiuto un bordo di bolina, ero costretto a buttarmi sul lato opposto per evitare di scontrarmi sulle barche ferme all'ormeggio.

E come se non bastasse, il vento che al largo soffiava costante, nel canale era infido. Si impigliava dietro le barche e a volte soffiava da direzioni inaspettate. Per questo il canale era un proprio e vero percorso ad ostacoli, pieno di punti morti, di brezze incostanti e di barriere incrollabili, una prova di abilità per un marinaio esperto ed un potenziale disastro per un principiante come me.

Cominciai a percorrere il canale a zigzag, ed ogni virata mi portava sempre più vicino al mare aperto. Avevo solo un pensiero: percorrere ad ogni tratto più strada possibile. Ma in quei giorni lontani in cui io e la mia barca imparavamo a conoscerci, non sapevo che se volevo mantenere il controllo dovevo mantenere in movimento la barca ad ogni costo, tenendo conto delle indicazioni di un vento che cambiava sempre direzione.

Nella vela, come nella vita, lo slancio è la merce preziosa, la seconda fonte di energia che ci mantiene in movimento quando la fonte originaria scompare. Nello sport apprezziamo quegli atleti che ottengono una serie di vittorie. "Sono trasportati dallo slancio", diciamo, ci sembra cioè che abbiano trasceso il proprio talento personale e stiano procedendo in avanti spinti dall'energia accumulata prima. Ma tendiamo anche a dimenticarci che è vero anche il contrario. Se i vincitori tendono a continuare a vincere, i perdenti tendono a continuare a perdere, perché il principio fisico che governa l'inerzia è un arma a doppio taglio: afferma che un corpo in moto tende a restare in moto, e che un corpo fermo tende a restare tale.

Una barca a vela, per solcare con il suo scafo le onde, ha bisogno di avere nelle sue vele un sacco di vento. Ma mentre la facciamo navigare e la prua si porta controvento, attraversa una zona di pericolo. Quanto si posizione contro la direzione da cui proviene il vento, le vele perdono potenza: si appiattiscono e sbattono rumorosamente. Ma se la barca ha sufficiente slancio, continuerà a girare finchè il vento gonfierà di nuovo le sue vele sull'altro lato.

In buona sostanza, questo è quanto succede quando decidiamo di cambiare bordo effettuando una "virata in prua".

Quando questo succede, cioè l'uscire dal controvento per iniziare il nuovo bordo, si provano un brivido meraviglioso e l'esaltazione che seguono l'improvviso ritorno alla libertà. La barca sbanda e comincia a muoversi con il vento, e il timoniere esulta (se non a voce alta almeno dentro di se) in un urlo di gioia pura, perché sa di aver ripreso il controllo sulla sua vita e sul suo destino. Ma se sprechiamo lo slancio, se cerchiamo di farcela senza aver accumulato forza sufficiente, perdiamo un elemento che è essenziale quanto l'aria stessa: perdiamo la libertà di muoverci come vogliamo. Come accadde a me mentre cercavo di risalire il vento dentro il canale che mi avrebbe portato in mare aperto.

Uscito per metà dal canale, feci un grossolano errore di calcolo. Il vento si era temporaneamente spostato di parecchi gradi. Invece di modificare la mia rotta, continuai a navigare con lo stesso angolo cercando di avanzare in ogni modo e non mi accorsi che le vele, prive di vento, fileggiavano e la barca stava per fermarsi. Cercai di spingere la barra verso la randa con l'intento di virare per portami sul lato opposto. Ma avevo perso lo slancio sufficiente a portare la prua in pieno contro vento.

Non sapevo se la barca stesse lentamente avanzando oppure stesse arretrando o scivolasse lateralmente. In realtà stava facendo esattamente tutte e tre le cose. Insistei nell'azione sulla barra del timone ma la barca non reagiva: una barca senza vento nelle vele è una barca incontrollabile, soggetta solo alle folate della brezza. Imprigionata, viene spinta qua e la, cattura un refolo di vento da una parte, una ventata dall'altra, e li perde prima che possano gonfiare la vela e dare al timoniere l'energia necessaria a governare la barca.

Ogni volta che viri di bordo c'è un momento tremendo in cui ti trovi a passare contro la direzione del vento. Cambiare direzione è una manovra difficile nel migliore dei casi, e se la compiamo in modo errato siamo destinati al fallimento e a diventare prigionieri del vento.

C'è solo un modo sicuro per virare in prua e cambiare bordo, ed è quello di raccogliere lo slancio durante la rotta. Ero giovane ed applicai quello che avevo imparato solo alle manovre in barca, ma con il passare del tempo mi accorsi che era una verità valida per tutta la vita, sia sul mare che sulla terraferma. Può accadere di detestare il bordo che si sta percorrendo ma è bene continuare a mantenerlo in previsione di cambiamenti futuri.

Conosco un amico che si è diplomato al conservatorio di musica soltanto per scoprire, dopo il diploma, di non voler una carriera in quel settore. Saggiamente non cambiò rotta all'improvviso: lavorò per due anni suonando il sassofono in una orchestrina a bordo di una nave da crociera, mettendo da parte i soldi mentre cercava di capire che cosa volesse fare veramente. Alla fine decise che voleva studiare legge, e a quel punto aveva risparmiato abbastanza da portare a compimento i propri studi. Non era un marinaio, ma pensava esattamente come se lo fosse: si rese conto di dover assolutamente evitare di rimane intrappolato nel tentativo di voler navigare contro vento.

Ne ho conosciuto un altro che si guarda sempre intorno e appena può salta da un lavoro ad un altro. Dice che sta cercando di capire che cosa fa veramente per lui, che cosa vuol fare della sua vita, e lo comprendo perfettamente.

Ma mi accorgo che non è alla ricerca di reali opportunità: non scegli i lavori che accetta, ma li prende perché è obbligato a pagare l'affitto, e così non fa altro che rimanere costantemente nell' "angolo morto".

Qui è in gioco nient'altro che l'autonomia personale, essere in grado di scegliere la rotta della nostra vita piuttosto che lasciare la scelta agli altri, i cui valori possono essere profondamente diversi dai nostri. Possiamo decidere di percorrere la nostra strada, che è l'unica vera, ma se ci troviamo ad essere senza vento nelle vele diventiamo prigionieri, agli ordini di coloro che detestiamo.

E' questa la tragedia: potremmo non fare mai dono di noi stessi a chi amiamo, o non riuscire a scoprire mai chi veramente siamo.

© 2025  Francesco Curone, 25128 Brescia
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