La virata in poppa

10.11.2013

Tra le manovre di base che si insegnano durante un corso di iniziazione alla vela, le virate, in prua ed in poppa, rappresentano senza dubbio il vero abc che deve essere compreso ed assimilato dal neofita.

Anche solo per il fatto che sono manovre indispensabili per poter raggiungere un determinato obbiettivo prefissato, come un porto, un semplice ridosso o, semplicemente, il riuscire a tornare a casa qualunque sia il vento che incontriamo.

Se la virata in prua rappresenta un momento in cui la barca dichiara apertamente e rumorosamente che si sta procedendo momentaneamente contro la direzione del vento, per quanto anche solo per pochi metri, la virata in poppa è senza dubbio meno appariscente, meno fragorosa, meno pericolosa … almeno così sembra.

Durante una navigazione in andatura portante, cioè con il vento che spira dal retro della nostra imbarcazione, l'equipaggio se ne sta seduto normalmente sopravvento e viene cullato dalle onde che rotolano sotto lo scafo. Dal momento che la barca si muove quasi alla stessa velocità del vento, si riesce a malapena a sentire il tocco rinfrescante sui visi delle persone che sono a bordo, timoniere compreso. Si corre così il rischio di sprofondare in una sorta di beata indolenza.

Tuttavia in un attimo, senza alcun preavviso, il vento si può insinuare dietro al randa tesa e scagliare letteralmente il boma dall'altro lato della barca, con una forza spaventosa.

Spesso durante le prime giornate di navigazione questo inconveniente è solito accadere quando al timone si trova una persona che non presta la dovuta attenzione alla rotta o meglio, alla direzione della barca in relazione a quella del vento.

Errore tipico, ma normalmente visto da parte del neofita come uno dei tanti inconvenienti che possono avvenire durante l'apprendimento del saper condurre una barca.

Durante una delle prime giornate di navigazione con allievi alle prime armi, accadde che il boma, violentemente spinto dall'altra parte dell'imbarcazione a causa del vento, andò a sbattere contro uno dei cavi di acciaio inossidabile che sostengono l'albero, riuscendo a strappare le impiombature che vincolavano la stessa sartia allo scafo. La conseguenza immediata fu che l'albero, non più sostenuto, crollò miseramente in coperta.

Forse il vento si era spostato leggermente; forse un onda aveva inclinato troppo la barca o forse il timoniere aveva semplicemente diretto la barca troppo fuori dal vento.

Qualunque fosse stato il motivo, era avvenuto l'errore forse più temuto dai velisti: la strambata involontaria.

Quando il marinaio bordeggia, la prua incrocia nel vento: c'è un momentaneo angolo morto, e c'è bisogno di slancio per mantenere lo scafo in movimento quando le vele fileggiano nel vento. Ma quando si è spinti dal vento, è la poppa ad incrociare il vento: non c'è angolo morto e non c'è nessun preavviso. Non c'è bisogno di fare grossi errori di calcolo: basta qualche centimetro nella direzione sbagliata ed il vento si raccoglierà dietro la randa e la scaglierà attraverso la barca con una violenza omicida.

C'è il modo giusto per virare di poppa ed un buon marinaio lo conosce perfettamente. Per prima cosa orienta la vela il più attentamente possibile in modo che non sbatta e poi recupera velocemente la scotta per filarla altrettanto rapidamente facendo si che la randa "passi" in maniera controllata. Eppure ci sono momenti, specialmente con venti intensi, in cui il buon marinaio preferisce virare di 350 gradi piuttosto che strambare accostando di soli 10 gradi.

Come per molte cose, ciò che è pericoloso nella virata in poppa non è data dalla lentezza o dalla velocità della manovra ma dalla disattenzione, non dalla prudenza ma dalla sbadataggine.

Per carità, successe anche a me quando la prima acqua scorreva sotto la mia chiglia, ma in realtà ancora non avevo avuto modo di riflettere sulle esperienze.

Ancora non lo sapevo, ma prima o poi tutti noi nella nostra vita ci troviamo costretti a virare in poppa e solo dopo averlo fatto parecchie volte raggiungiamo la consapevolezza che virare con il vento che ci spinge può esser considerata una delle manovre più pericolose che esistano.

Spesso siamo portati a farci cullare da qual falso ed ingannevole senso di sicurezza che ci avvolge quando siamo sospinti da un vento favorevole, lasciandoci permeare da quella sorta di indolenza ed eccessiva tranquillità convinti e consapevoli che le cose stiano procedendo tutte per il giusto verso.

Così come veniamo talvolta raggiunti dalle tempeste, alla stessa stregua attraversiamo dei periodi in cui il vento pare essere a nostro favore.

In barca quando lasciamo un tranquillo e protetto ridosso facendoci portare dal vento, la barca scivola piacevolmente sul mare e la costa scompare. Ci lasciamo prendere dalle abitudini, dalla accidia, ci sembra che tutto stia scorrendo talmente bene che non ci poniamo dei problemi. Anzi, spesso siamo portati a credere di esser quasi invincibili e che tutto volga a nostro favore, vuoi per superbia vuoi per arroganza. Arriviamo addirittura a godere dei mali altrui, denigrando e provando anche sì della commiserazione nei confronti di coloro i quali sono afflitti da problemi ed angosce.

Non ci toccano … sono problemi lontani e di altre persone.

In poche parole tendiamo ad abbassare la guardia spesso distraendoci o semplicemente non ponendo l'adeguata attenzione a quello che facciamo, sia che siano azioni significative sia che siano di minore rilevanza.

Tuttavia alcune miglia al largo ci colpisce la catastrofe: strambiamo involontariamente e scopriamo di dover ricondurre in porto la nostra barca oramai danneggiata, con la vela strappata o magari senza più l'albero. Ma ora non abbiamo più il vento alle spalle: ce l'abbiamo in faccia, e le circostanze create da una semplice disattenzione ci costringono a doverlo faticosamente risalire per poter ritornare nel luogo da cui eravamo partiti.

Tutto è più difficile. Tutto ci sembra insormontabile. Ogni manovra ed ogni operazione sono ora più complicate da organizzare e da portare a compimento.

Nella mia carriera di velista ho imparato molto presto questa lezione, che sembra ovvia ma che raramente viene messa in pratica.

Quando se ne ha l'opportunità, è' di gran lunga meglio navigare inizialmente contro vento quando lasciamo il porto e poi, alla fine del viaggio, tornare a casa con il vento alle spalle … sempre ammesso che noi si possa scegliere.

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