La distanza minore tra due punti è una retta spezzata: il bordeggio

26.02.2015

Un'estate, durante l'ennesimo corso allievi che frequentavo come istruttore di vela, proposi all'equipaggio di raggiungere una splendida caletta posta sopravvento al nostro moletto di partenza. A bordo, tra gli altri, c'era anche una bella ragazza dai capelli corvini, allieva del corso che stavo facendo, Ammetto che la sua presenza a bordo mi compiaceva assai in quanto probabilmente si trattava della ragazza più carina di tutti gli allievi e non nego che ne fossi affascinato come quasi tutti i compagni di corso e quel giorno volli giocarmi il jolly di portare la barca ed il suo equipaggio verso una meravigliosa spiaggia per passare il pranzo tra un bagno ed una chiacchierata avendo come preciso obbiettivo quello di riuscire a fare breccia nel suo cuore.

Erano gli anni in cui alle medie si studiava il teorema di Euclide: la distanza più breve tra due punti è la linea retta che li unisce. Quando scelsi la barca su sui imbarcami quella mattina non posso dire di avere avuto delle intenzioni onorevoli, ma ero certo di aver scelto la strada più diretta e veloce per raggiungere il mio scopo.

Quando salimmo a bordo mi resi conto immediatamente che a lei interessava di più trovare una comoda sistemazione.

Mentre tutto l'equipaggio procedeva con le procedure di armamento della barca, di organizzazione degli spazi, di gestione delle manovre e via così, lei si sistemò bene in vista a prua e si mise in posa con il suo costume da bagno, ma non appena fu raggiunta dagli spruzzi di un'onda si ritirò velocemente in pozzetto.

Avevo deciso di raggiungere una spiaggia sopravvento affinchè ci fosse possibile fare un bagno in tutta tranquillità, ridossati dalle raffiche di vento. Per arrivarci, quindi, dovetti procedere zigzagando e bordeggiando, o meglio, nel linguaggio più strettamente tecnico, tenendo dei bordi di bolina. Mi accorsi che questo infastidì la mia allieva ben più dell'acqua salata che le aveva scompigliato i capelli.

"Ma questa barca non può andare un po' più veloce ? E perché andiamo avanti in questo modo assurdo ? Non vedi che la spiaggia è di là ?"

Io ricoprivo un ruolo a bordo come docente ed immediatamente cercai di trovare delle spiegazioni di carattere tecnico. Stavo per commettere l'errore fatale si spiegarle perché non potevamo andare più veloce e perché dovevamo bordeggiare. Ma ci sono momenti in cui ci si rende conto che le spiegazioni sono inutili. Poggiai per tornare a terra e scaricarla proprio nel punto da cui eravamo partiti.

Euclide si era sbagliato. La distanza più breve tra due punti non è una linea retta … o almeno quando si tratta di barche a vela o di fare la corte ad una ragazza..

Far bordeggiare una barca, seguire una rotta a zigzag non significa negare la propria meta o il proprio destino, nonostante così possa sembrare a chi non ha mai provato a tenere in mano un timone. E' proprio il contrario: significa riconoscere gli ostacoli che si frappongono tra noi e il luogo dove vogliamo arrivare e poi agire con pazienza e costanza, percorrendo al meglio ogni tappa del nostro viaggio fino ad arrivare al traguardo.

Gli sport che normalmente pratichiamo calamitano la nostra attenzione per ragioni che spesso non riusciamo ad individuare. Il calcio, il basket o la pallavolo sono la nostra fantasia nazionale, per il semplice motivo che sono precise e veritiere rappresentazioni della vita che viviamo. Colui che vuole portare il pallone nella porta della squadra avversaria sa che dovrà passare ai compagni spezzando innumerevolmente la linea retta che, in teoria, dovrebbe percorrere per arrivare diretto in porta.

Per questo l'abilità del marinaio ritorna utile nella vita di ognuno di noi, perché da un senso al percorso che difficilmente viene acquisito dalla gente che non ha mai solcato il mare a vela. Continuo a vedere gente priva di un esatto orologio interiore, e quindi mai in grado di seguire il vento. Ci sono persone frenetiche che fanno troppe tappe, saltando di lavoro in lavoro, di amico in amico, di coniuge in coniuge, e ad ogni sosta perdono vantaggio. Ci sono anche li ottusi, che sostano troppo a lungo, investendo troppo tempo, abilità ed energia in una rotta che li porta lontano dall'obbiettivo che si sono riproposti. Ma il marinaio esperto percorre una tappa tanto a lungo quanto gli sembra opportuno, e poi al momento giusto spinge il timone verso la vela e cambia rapidamente direzione.

Ogni tappa richiede un forte assestamento. La prua si muove in faccia al vento, La vela oscilla da una parte all'altra della barca. Il timoniere e chi lo aiuta si scambiano di posto. La terraferma appare da un'altra angolazione. Ma se la manovra è condotta con scioltezza, la barca continua a veleggiare dritta, senza la minima perdita di velocità. Il problema semmai è quando cambiare direzione, o in linguaggio tecnico virare di bordo. Qui si potrebbe aprire un intero capitolo e probabilmente non si riuscirebbe ad essere esaustivi. Ma non è questo il punto: il punto sta nel sapere ed accettare che per raggiungere un obbiettivo bisogna necessariamente cambiare direzione, spesso controvoglia anche perché il bordo che stiamo tenendo ci da, vuoi per abitudine vuoi per comodità una relativa certezza ed una discreta comodità. Ma tenere un bordo per sempre o comunque troppo a lungo, non permette di raggiungere la meta che ci siamo prefissati. Il buon marinaio conosce tutto questo e la sua virata in prua non la considera un ostacolo, ma la vede come un momento della sua propria navigazione funzionale allo scopo. Il suo preciso interesse è fare la manovra nel miglior modo possibile, cercando di rispettare i parametri che possono agevolare la manovra stessa quali la vicinanza all'angolo morto e la velocità dell'imbarcazione.

Così facendo, virata dopo virata, si arriva a tempo debito, se mai si può dire di arrivare.

Il fatto è che ci sono delle mete al di là delle mete, e così il marinaio incallito continua a bordeggiare … per sempre.

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