L’arte dell’ascolto

27.02.2025

Circa duemila anni fa un pensatore-filosofo greco, Plutarco, scrisse l'opera "L'arte di ascoltare" . Nel suo scritto Plutarco si rivolge ai giovani con l'intento di avvicinarli all'arte di ascoltare. Cerca di convincerli che la conoscenza del mondo, e di se stessi, passa dalla disposizione ad accettare gli altri per come sono e dalla capacità di usare i modi giusti per metterli in condizione di esprimersi. Arriva a dire che l'ascoltatore fino e puro deve immergersi con la concentrazione fino a cogliere il senso profondo del discorso e la reale disposizione d'animo di chi parla.

In un altro passaggio del testo sottolinea come i più invece, a quanto ci dato vedere, sbagliano, perchè si esercitano nell'arte di dire prima di essersi impratichiti in quella di ascoltare, e pensano che per pronunciare un discorso ci sia bisogno di studio e di esercizio, ma che dall'ascolto, invece, possa trarre profitto anche chi vi s'accosta in modo improvvisato. Nell'uso della parola, invece, il saperla accogliere bene precede il pronunciarla.

Ciò che colpisce è l'opinione che l'ascoltare non solo è importante tanto quanto il parlare, ma, addirittura, lo precede in senso logico e temporale: prima si ascolta e poi si parla.

Il tema dell'ascolto è stato ripreso nel tempo da molti pensatori, scienziati, uomini di fede, politici, artisti, ciascuno dei quali ha lasciato un particolare contributo nel tentare di capire l'arte dell'ascolto.

Di seguito sono solo alcune delle citazioni reperite nella rete:

– Gli Dei hanno dato agli uomini due orecchie e una bocca per poter ascoltare il doppio e parlare la metà. (Talete, 624 a.C.)

– Parlare un mezzo per esprimere se stessi agli altri, ascoltare un mezzo per accogliere gli altri in se stessi. (Wen Tzu, testo classico taoista)

– Quando l'orecchio si affina diventa un occhio. (Rumi, poeta e mistico persiano del XIII secolo)

– Esiste un momento per tacere, così come esiste un momento per parlare. Nell'ordine il momento del tacere deve venire sempre prima: solo quando si sarà imparato a mantenere il silenzio, si potrà imparare a parlare rettamente. (Abate Dinouart, 1771)

– Chi sa ascoltare non soltanto è simpatico a tutti, ma dopo un po finisce con l'imparare qualcosa. (W. Mizner, 1876)

– Un discorso che non sia caro a chi lo fa non pu essere piacevole a chi lo ascolta; ne può essere facilmente pronunciato se non viene udito con gioia. (B. Lam, 1902)

– Lo colpì il fatto che la vera caratteristica della vita moderna non consisteva nella sua crudeltà o nella sua insicurezza, ma solo nella nudità, nel suo squallore, in quella sua incapacità di ascoltare e di apprendere. (G. Orwell, 1903)

– Mi resi conto che non esiste una reale e oggettiva separazione tra suono e silenzio, ma soltanto tra l'intenzione di ascoltare e quella di non farlo. (J. M. Cage, 1912)

– Il dire è un fenomeno fisiologico; ascoltare è un atto psicologico. (R. Barthes, 1915)

– Impara ad ascoltare. Non impari niente ascoltandoti parlare. (F. L. Buscaglia, 1924)

Tutte queste citazioni che indicazioni indicano con forza due necessità:

– quella di porre attenzione a ciò che si ascolta, per evitare solamente di udire, per imparare, capire, aprirsi, mettere in pratica…
– quella di porre attenzione a chi si ascolta, per evitare di dare un messaggio di non accoglienza, per comunicare gioia, vicinanza, comprensione.

Tutto ci rimanda al tema dell'intenzione, cioè di cosa ci proponiamo quando entriamo in comunicazione con qualcuno.

Il Dizionario Devoto-Oli alla voce ascoltare enfatizza la dimensione della volontà di trattenersi di proposito ad udire attentamente.
Trattenersi di proposito a udire attentamente; prestare la propria attenzione o partecipazione a qualcosa in quanto oggetto o motivo di informazione o di riflessione o di devozione, accogliere benevolmente, esaudire

In conclusione si può sintetizzare che il nodo dell'ascoltare sembra rappresentato, da un lato, dai criteri che utilizziamo per ascoltare gli altri (in altre parole, il processo mentale che sceglie, in base alla loro importanza, le informazioni che arrivano al cervello) e, dall'altro, dalla capacità di fare silenzio dentro di noi. In particolare opportuno porre l'accento sul fatto che non si tratta di immaginare il silenzio come mutismo o come puro e semplice tacere, ma come condizione essenziale per accogliere l'altro con amore, in un dialogo libero e liberante.

Partendo dall'osservazione della vita quotidiana e dall'esperienza che abbiamo come individui possibile distinguere almeno cinque situazioni di ascolto:

a) ascolto quotidiano tra persone, familiari, amici, colleghi di lavoro,
b) ascolto solidale e umanitario,
c) ascolto educativo,
d) ascolto terapeutico,
e) ascolto sociale verso una pluralità di individui.

Nella prima situazione l'ascolto serve per costruire e mantenere relazioni tra persone legate da vincoli ed interessate reciprocamente (sono da intendersi in questo senso sia il rapporto tra il commerciante ed il cliente sia quello tra marito e moglie o tra amici).

Nella seconda situazione l'ascolto essenziale per comprendere in quale modo poter essere d'aiuto in situazioni di difficoltà di persone singole o gruppi o intere popolazioni (sono da intendersi situazioni simili l'aiuto offerto in un centro di ascolto parrocchiale o quello che viene prestato in situazione di emergenza dopo una catastrofe naturale).

Nella terza situazione, quella che interessa questo sussidio, l'ascolto componente essenziale di una progettualità educativa, che mira ad offrire opportunità di crescita, di cambiamento, di miglioramento delle proprie condizioni di vita (in riferimento agli adolescenti, ai giovani, ma anche agli adulti, agli anziani).

Nella quarta situazione ci si riferisce alle situazioni di ascolto specificatamente di tipo terapeutico, condotte da specialisti e finalizzate ad offrire alle persone (singoli, famiglie, gruppi) opportunità di sguardi diversi su di se, di superamento di difficoltà psicologiche, ecc.

Nella quinta situazione, invece, la prospettiva quella dell'ascolto della e nella società, dei bisogni che gli individui propongono, del loro punto di vista su questioni importanti per la società, di proposte e suggerimenti per migliorare il funzionamento delle convivenze sociali (comunità sociali) e delle istituzioni che governano le comunità.

Se vero che i confini tra queste situazioni di ascolto non sempre sono chiari e definiti altrettanto vero che tra le prime e le ultime due vi è una forte differenza: con l'ascolto terapeutico si entra nell'ambito di situazioni strutturate che richiedono competenze professionali particolari, ma anche capacità di utilizzo di riferimenti teorici, tecnici e deontologici.

Del tutto particolare la terza situazione, poichè nella sfera educativa rientrano sia situazioni professionali (si pensi all'insegnante o all'educatore di un servizio specialistico) sia situazioni molto vicine alle prime due (si pensi alla relazione genitoriale o parentale o alla relazione tra animatore volontario di una parrocchia nei confronti dei bambini e degli adolescenti che frequentano l'oratorio).

Il punto in comune è creare una situazione di ascolto effettivo, attento, attivo, capace di creare le condizioni per l'emergere di nuove informazioni e favorire un'interazione trasformativa della realtà per i diversi soggetti in gioco (chi ascolta e chi ascoltato). In altri termini, alla base di tutte le situazioni troviamo la necessità di ascoltare in modo efficace.

Un ascolto efficace non , innanzi tutto, un ascolto finto (che dedica attenzione a tratti o che lascia spazio alle distrazioni o che si fida dell'intuito per cogliere le cose importanti o un ascolto passivo) o un ascolto logico (concentrato esclusivamente sul contenuto trasmesso e sul suo significato logico).

Un ascolto efficace è un ascolto nel quale ci si mette nei panni dell'altro, cercando di entrare nel punto di vista del nostro interlocutore e, comunque, condividendo, per quello che umanamente possibile, le sensazioni che manifesta.

L'ascolto attivo si basa sull'empatia e sull'accettazione. Esso si fonda sulla creazione di un rapporto positivo, caratterizzato da un clima in cui una persona possa sentirsi empaticamente compresa e, comunque, non giudicata.

Quando si pratica l'ascolto attivo, invece di porsi con atteggiamenti che tradizionalmente vengono considerati da buon osservatore, quali l'impassibilità, la neutralità, la sicurezza di se, la non cura delle proprie emozioni, sembra più opportuno rendersi disponibili anche a comprendere realmente ciò che l'altro sta dicendo, mettendo in luce possibili difficoltà di comprensione. In questo modo possibile stabilire rapporti di riconoscimento, rispetto e apprendimento reciproco.
Per diventare attivo, l'ascolto deve essere aperto e disponibile non solo verso l'altro e quello che dice, ma anche verso se stessi, per ascoltare le proprie reazioni, per essere consapevoli dei limiti del proprio punto di vista e per accettare il non sapere e la difficoltà di non capire.

L'uso dell'ascolto attivo permette di guidare il nostro interlocutore dove vuole andare, di entrare nella sua mappa del mondo, di accogliere il suo linguaggio, di direzionare la comunicazione con un linguaggio strategico.

I principali elementi che caratterizzano un'attività di ascolto attivo, sono:
– sospendere i giudizi di valore, evitando di attribuire all'interlocutore etichette o inserendo quanto egli dice in categorie di senso note e codificate,
– osservare ed ascoltare, raccogliendo tutte le informazioni necessarie sulla situazione contingente, ricordando che il silenzio aiuta a capire e che il vero ascolto sempre nuovo, non mai definito in anticipo in quanto rinuncia ad un sapere già acquisito,
– mettersi nei panni dell'altro – dimostrare empatia, cercando di assumere il punto di vista del proprio interlocutore e condividendo, per quello che umanamente possibile, le sensazioni che manifesta,
– verificare la comprensione, sia a livello dei contenuti che della relazione, riservandosi, dunque, la possibilità di fare domande aperte (cioè domande che lasciano ampio spazio alla persona di rispondere come ritiene più opportuno) per agevolare l'esposizione altrui e migliorare la propria comprensione,
– scegliere con attenzione il luogo ed il tempo in cui ascoltare, facendo attenzione al contesto fisico-spaziale dell'ambiente in cui si svolge la comunicazione per agevolare l'interlocutore e farlo sentire il più possibile a proprio agio.

Sembra strano, ma uno dei testi recenti più interessanti ed importanti sul tema dell'ascolto quello di un'antropologa, Marianella Sclavi , che ripropone a distanza di secoli dal testo di Plutarco, un approccio, quello artistico.

Nel suo volume rilancia l'attenzione sulla differenza tra ascolto passivo e ascolto attivo nell'ambito della comunicazione interculturale, partendo dalla riflessione su situazioni concrete. Proprio l'analisi di eventi della vita quotidiana permette di cogliere l'importanza della comunicazione ma, anche, le difficoltà della comunicazione tra le quali possiamo considerare i malintesi, l'imbarazzo, la diffidenza.
Nel suo testo M. Sclavi propone sette regole per esprimere completamente l'arte di ascoltare:

1. Non avere fretta di arrivare a delle conclusioni. Le conclusioni sono la parte più effimera della ricerca,
2. Quel che vedi dipende dal tuo punto di vista. Per riuscire a vedere il tuo punto di vista, devi cambiare punto di vista,
3. Se vuoi comprendere quel che un altro sta dicendo, devi assumere che ha ragione e chiedergli di aiutarti a vedere le cose e gli eventi dalla sua prospettiva,
4. Le emozioni sono degli strumenti conoscitivi fondamentali se sai comprendere il loro linguaggio. Non ti informano su cosa vedi, ma su come guardi. Il loro codice è relazionale e analogico,
5. Un buon ascoltatore è un esploratore di mondi possibili. I segnali più importanti per lui sono quelli che si presentano alla coscienza come al tempo stesso trascurabili e fastidiosi, marginali e irritanti, perchè incongruenti con le proprie certezze,
6. Un buon ascoltatore accoglie volentieri i paradossi del pensiero e della comunicazione interpersonale. Affronta i dissensi come occasioni per esercitarsi in un campo che lo appassiona: la gestione creativa dei conflitti,
7. Per divenire esperto nell'arte di ascoltare devi adottare una metodologia umoristica.

Se e vero che ascoltare è un'arte altrettanto vero che l'arte può essere appresa, senza porsi l'obiettivo di diventare grandi maestri (della pittura, della musica, della letteratura), bensì, più semplicemente, buoni ascoltatori.

Imparare l'arte dell'ascoltare gli altri apre l'opportunità di imparare ad ascoltare se stessi.

Capire il nostro modo abituale di essere ascoltati e di ascoltare gli altri già un passo importante. Solo così è possibile cogliere difetti nell'ascolto e cercare di correggerli.

© 2025  Francesco Curone, 25128 Brescia
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