A remi

27.02.2020

La prima volta che ho sentito il bisogno di navigare avevo circa otto anni. In vacanza al mare con la famiglia mio padre mi affittò un piccolo barchino a remi dicendomi che avrei potuto usarlo a mio piacimento pur che rimanessi a vista dalla spiaggia.

Il barchino non raggiungeva i tre metri, fatto di legno e gonfiabili simile ad un gommone, ed era dotato di due remi di legno. Quando salii a bordo, stando dritto in piedi, la barca vacillò e quasi mi scaraventò in acqua.

Credo che quella fu la prima lezione che mi giunse. La prima di innumerevoli che ebbi la fortuna di avere.

Nei giorni seguenti remai su quel piccolo barchino su e giù dalla spiaggia schivando bagnanti, alghe ed altre imbarcazioni più o meno delle dimensioni della mia. Non ricordo bene le mie prime impressioni ma una cosa la so: ero soddisfatto di me, perché me la cavavo bene in un ambiente completamente diverso da quello a cui ero abituato. Giorno dopo giorno imparai qualcosa che, per come vedo io ora il mondo, è fondamentale quanto camminare o parlare. Dapprima imparai a muovere i due remi contemporaneamente, poi imparai anche che alternando le vogate potevo modificare l'andatura della barca. Mi feci un nuova idea dell'inerzia: la barca era difficile da muovere, visto che non aveva il motore, e anche più difficile da fermare, visto che non aveva freni. Aveva una sola forza motrice: me.

Siamo creature di terraferma (o terricoli come mi piace definire l'uomo di terra) e ne seguiamo le regole: all'inizio impariamo ad andare in triciclo, poi in bicicletta, e poi, con l'età, veniamo promossi all'automobile. Ma questi mezzi hanno tutti un elemento in comune: ruote, che rotolano su superfici rigide di cemento o asfalto. Se giri le ruote verso sinistra, anche il veicolo girerà a sinistra, se le giri a destra, anche il veicolo lo farà. Ma la barca che utilizzavo in quei giorni non aveva ruote e non avanzava su di una superficie rigida: aveva un fondo piatto che galleggiava liberamente in un mare mutevole, e funzionava in un modo completamente opposto a quello di un auto o di una bici. Se remavo con il remo sinistro, la barca virava a destra; se remavo col destro virava a sinistra; se alternavo le vogate la barca ruotava sul suo asse. Tutti questi movimenti erano contrari a quelli a cui ero abituato, e richiedevano un particolare allenamento dei muscoli e, più che altro, della mente.

In realtà nella vita di tutti i giorni compiamo sempre simili spostamenti, dalla terra all'acqua e viceversa, e non sempre li compiamo con l'abilità del marinaio. Il tempo ci sospinge rapidamente di luogo in luogo e di ruolo in ruolo. Facciamo la spola tra la periferia e la città, tra casa e lavoro, tra riunioni e cene con gli amici. Ogni ambiente ha le sue regole e le sue esigenze, e a volte i cambiamenti sono così repentini che perdiamo l'orientamento: coi colleghi ci comportiamo come genitori, coi figli come direttori. Ci manca il senso preciso dello spazio perché non abbiamo avuto il tempo di renderci conto di dove ci troviamo. Poche persone conducono la propria vita con la sicurezza del gabbiano, che è un animale in acqua ed un altro in aria, e non si confonde mai. In acqua ritira le ali ed il collo, tuffandosi per trovare del cibo. In aria ritira le zampe, stende il collo e dispiega le ali, sbattendole con forza per volare.

Stavo seduto sul mio barchino, rivolto a poppa, e la mia meta mi stava davanti, da qualche parte. Dovevo valutare dove ero diretto in base a dove ero stato prima, una facoltà che si è rivelata molto utile durante la mia vita in considerazione del fatto che i miei traguardi non sono mai stati dei punti luminosi da raggiungere bensì degli obbiettivi spesso confusi ed amalgamati in una foschia diffusa. Sono tuttavia fissi nella mia mente, velati e indistinti, e riesco a vederli meglio ad occhi chiusi. Molto spesso sono costretto a raggiungerli non in maniera diretta ma procedendo alternativamente ora da una parte ora dall'altra o addirittura indietreggiando, per un certo lasso di tempo, come sul mio barchino, e mi faccio guidare da un preciso senso dell'orientamento che mi dice che sono sulla strada giusta per dove voglio andare.

Col tempo, io e la barca, siamo diventati una cosa sola, come l'arciere con il suo arco, come l'artista con il suo dipinto. Non ho certo imparato a dominare gli elementi, ma ho appreso la capacità di dominare me stesso, che alla fine è ciò a cui tende la conquista. Portiamo i figli a giocare nelle squadre giovanili perché imparino i cosi detti vantaggi del lavoro di squadra e della competizione, e cioè del dominio sugli altri, nello sport come nella vita.

Ma in realtà, nella vita, la vita reale, non combattiamo l'uno contro l'altro: combattiamo contro noi stessi, e le nostre vittorie sono quasi sempre quelle che ci costruiamo da soli.

La vincita di una competizione o di una qualsiasi gara non è misura della sconfitta di un avversario ma esclusivamente un traguardo che noi stessi ci prefiggiamo di raggiungere e che otteniamo faticando e soffrendo con noi stessi.

Quando ero giovane feci con me stesso un voto solenne: giurai che avrei insegnato ai miei figli ad andare in barca. Una promessa che ho provato a mantenere ma che non sono riuscito a realizzare.

Le priorità della vita, il denaro, il lavoro, la casa e la salute, mi hanno impedito di tramandare ai miei figli questa eredità, che io considero parte di me. Sono depositario di una arte che ho appreso da ragazzo e che non ho trasmesso ai miei figli, i quali a loro volta non la potranno trasmettere ai loro.

Eppure devo confessare che quando da ragazzo ho imparato a navigare, non avevo assolutamente idea che alcune semplici lezioni di vela avessero un valore universale, e che più tardi mi sarebbero state così utili.

Quando sentivo cambiare il vento, non pensavo certo: "Ah, ecco un'altra lezione di vita". Viravo in prua, bordeggiavo, andavo alla deriva, davo fondo all'ancora: mi adattavo alle situazioni che mi si presentavano. Pensavo solo che mi stavo divertendo e mi godevo i momenti di navigazione.

Non riuscivo a comprendere che nello stesso momento stavo sviluppando una consapevolezza, una profonda relazione tra me e gli elementi, sui quali non esercitavo alcun controllo. Il vento poteva soffiare da nord, da est come da ovest; poteva soffiare a raffiche o essere ben disteso; poteva calare la bonaccia. Non ero io a scegliere il vento: era regolato da un potere ben superiore al mio.

Ma io dovevo navigarci, contro, in suo favore o al traverso.

Noi uomini abbiamo la costante presunzione di dominare: crediamo che il mondo ci appartenga, crediamo di possederlo e di tenerlo ben sotto stretto controllo. Ma il marinaio sa bene che questa è solo una misera illusione. Il marinaio sta seduto vicino alla barra del timone ed aspetta, osserva.

Cambia rotta, regola le vele, a volte rema … comunque naviga.

Non siamo completamente padroni della nostra esistenza e del nostro destino: siamo soggetti alla morte, agli incidenti, alle malattie; possiamo perdere improvvisamente l'amore, il lavoro, la casa. In ogni momento una mano invisibile può levarsi da un qualsiasi punto cardinale e trascinarci verso il basso.

Tuttavia questo è il vento che abbiamo e che ci permette di navigare e se a volte ci costringe a dure e faticose boline di risalita, in altre occasioni ci regala bordi di lasco accompagnandoci in ridossi dove porci fermare per prendere fiato e per poterci riposare.

Così è la vita quotidiana: non è una serie infinita di crisi e disastri. La vita di tutti i giorni è come il vento, nelle sue infinite mutazioni e variazioni sia di intensità che di direzione. Il vento muta sempre, muta continuamente, proprio come noi che siamo costantemente in cambiamento: a volte felici, a volte arrabbiati, a volte tristi. Come il marinaio sa navigare con tutti i venti, altrettanto dovremmo imparare a fare noi con i nostri cambiamenti di umore.

Se vogliamo insegnare ai nostri figli, non dovremmo portarli a giocare a calcio o a basket. Dovremmo semplicemente portarli in riva al mare o al lago ed insegnarli ad osservare il vento nei suoi cambiamenti e nelle sue mutevolezze.

© 2025  Francesco Curone, 25128 Brescia
Creato con Webnode Cookies
Crea il tuo sito web gratis! Questo sito è stato creato con Webnode. Crea il tuo sito gratuito oggi stesso! Inizia